Il sogno
Perché?
E’ una domanda, questa, che diventa sempre più ricorrente…a me non è mai stata rivolta in maniera diretta, eppure la sento riecheggiare…
Già, perché mai una persona – come me – che certo non possiede un patrimonio di ricchezze smisurate, dovrebbe donare il frutto di risparmi accantonati a suon di sacrifici e rinunce piuttosto che a se stessa (per un bel viaggio, magari, o anche solo per la tranquillità di un futuro più sereno…) per un fine di utilità sociale? Detto così, a parte la freddezza dell’espressione, apparirebbe quasi ovvio…Quasi quasi si corre il rischio di apparire addirittura sprovveduta…In realtà, le cose non stanno così!
Da tempo iniziavo a riflettere sulla mia condizione di figlia unica di genitori la cui età, ma soprattutto le sofferenze, inevitabilmente procedevano inesorabili; non dovevo permettere che ciò chiudesse il mio cuore ad una solitudine buia e assillante; al contrario, dovevo lasciar spazio per intravedere un luminoso spiraglio di condivisione…Ero certa che la realizzazione di “qualcosa” che avesse potuto avere un risvolto positivo su persone che vivono la prova, talvolta molto dura, della malattia, avrebbe certamente dato un senso alla mia vita!
Poi, il 7 luglio del 2010 è venuta a mancare la mia Mamma, che era il bene più grande della mia vita, e per un lungo periodo ho vissuto nel silenzio e nell’isolamento…nel mio cuore non sembrava esserci spazio per un percorso di luce…fino a quando iniziarono ad arrivare le prime spontanee testimonianze-ricordo da parte di Amici. Mi sembrava che “mammina” (così la chiamavo) rivivesse anche grazie ai loro ricordi. Mi venne l’idea di raccoglierle in un volumetto, edito a stampa ma non commerciabile, ad uso di amici e parenti.
E pian piano tornava prepotente l’antico pensiero…questa volta bisognava concretizzare, non potevo più aspettare…è così che comincia il sogno, che vedrà la sua più ampia concretizzazione quando finalmente ci sarà un ambiente confortevole dove accogliere e assistere le persone che vivono il disagio della malattia di Parkinson.
Ecco, questa è la vera risposta al perché: non c’è nulla di diverso dal voler dare un senso compiuto alla mia vita tentando di raccogliere, mettendola a frutto, la ricca eredità lasciatami da “mammina”, fatta non certo di preziosi quanto inutili monili ma piuttosto di principi che elevano l’animo fino a far raggiungere vette lontane…spero solo di esserne all’altezza, di avere la capacità di farne tesoro fino al logorio delle forze…solo così la mia “mammina” continuerà a vivere non in un ricordo sterile ma in modo degno, come merita.
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